L’Italia a Grande Raggio

Il mito della bicicletta fra le due guerre e l’Italia moderna

Il Ciclismo fin dalla sua nascita si è rivelato più sport “popolare” che sport di “massa”, grazie anche alla sua capacità di suscitare emozioni e scatenare passioni tra gli spettatori, conquistando un forte consenso popolare, nonostante la sua attività fosse riservata ai pochi che la bicicletta, allora molto costosa, potevano permettersela.

Negli anni ’30 il Fascismo utilizzò come strumento di consenso le epiche imprese di Binda, Guerra, Girardengo.

Nel primo dopoguerra la bicicletta si consacrò come il principale mezzo di trasporto degli italiani e fonte di autonomia e possibilità lavorative (Ladri di biciclette De Sica) ma segnò anche il dualismo di una Italia divisa tra il vecchio e il nuovo, tra la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista, tra Gino Bartali e Fausto Coppi; e nell’Italia della ricostruzione, sono proprio i due campioni che riscatteranno, a suon di vittorie, le ferite di una nazione uscita umiliata e offesa dalla seconda guerra mondiale e che si rianima e si riappassiona ascoltando alla radio le loro imprese.

Alla vigilia della partenza del 91° Giro Ciclistico d’Italia, che ha visto Carpi come arrivo della sua 12ma tappa, abbiamo inaugurato una mostra sulla bicicletta.

La cosa, in se, non avrebbe costituito una novità, infatti all’arrivo della Primavera sbocciano le iniziative costruite intorno a questo mezzo; in realtà L’Italia a Grande Raggio non è stata, e non voleva essere, ne’ una descrizione dell’affascinante evoluzione tecnica di questo mezzo ne’ la celebrazione delle imprese di campioni che, in sella ad esso, hanno emozionato milioni di italiani; a questi specifici temi sono dedicati interi Musei che, tra l’altro, hanno collaborato con noi alla riuscita di questa Mostra.

L’Italia a Grande Raggio è stata costruita come un’insieme di spotlight puntati sulle situazioni che hanno visto questo mezzo, geniale nella sua semplicità, modificato espressamente per le necessità dell’Esercito; mezzo di trasporto e, insieme, laboratorio per molti mestieri ambulanti; attrezzo sportivo man mano sempre più sofisticato che sfreccia per le strade d’Italia; mezzo di svago per la borghesia (prima) e di emancipazione sociale del proletariato nell’Italia del dopoguerra. Questo attraverso l’esposizione di manifesti e quadri dei più importanti maestri del Futurismo e di pezzi originali, particolarmente rari, presentati grazie alla collaborazione con collezionisti privati e musei di rilevanza nazionale.