Segnali di guerra

“Vani sono i tentativi di allontanare l’angoscia quando incontriamo la guerra, quando ne facciamo esperienza diretta piuttosto che mediata imbattendoci nelle molteplici forme della sua rappresentazione. Si tratta, ovviamente, di piani diversi perché rimane irriducibile la differenza tra “vivere” l’esperienza della guerra piuttosto che confrontarsi con un’opera d’arte o con un libro di storia. “Segnali di guerra” è un percorso che può aiutarci a cogliere la portata del nostro rapporto con la guerra. “
(Giuseppe Ferrandi)

“In questa mostra gli artisti dimostrano, ancora una volta, di interpretare il sentimento comune di disagio, di timore, di impotenza, attraverso il loro sentire.
Gli strumenti dell’espressione artistica sono i più diversi, le poetiche individuali attraversano le generazioni, e il sentimento li accomuna. L’artista ha da sempre un ruolo chiave nel comprendere la realtà circostante. Nella storia dell’arte abbiamo assistito a fenomeni di esaltazione della guerra e allo stesso modo di condanna totale. Il pittore, lo scultore, così come il cantautore e il poeta sono parte integrante della società. Non si può essere immuni da considerazioni contingenti, e gli artisti nella storia, si sono lasciati a volte coinvolgere con la profonda convinzione che la guerra potesse portare a un cambiamento radicale e rivoluzionario, nel bene. Sì, perché l’artista travalica i confini, rifugge dalla banalità, sperimenta nuovi linguaggi e vive in una dimensione, in un certo senso, visionaria.”
(Vittoria Coen)

Le Gallerie Piedicastello – Trento,  ottobre 2016 – gennaio 2017